Denatalità record: l’Italia scende sotto i 7 milioni di studenti, l’Abruzzo sotto zero in crescita

12
Sep

Denatalità record: l’Italia scende sotto i 7 milioni di studenti, l’Abruzzo sotto zero in crescita

Con la riapertura delle scuole si rinnova l’allarme sulla diminuzione costante del numero di studenti: 124.000 in meno rispetto all’anno scorso, e per la prima volta l’Italia scende sotto i sette milioni di alunni. Questo decremento si inserisce in un quadro demografico a tinte fosche, segnato da una denatalità che l’immigrazione – pur in crescita – non riesce a compensare.
Il dramma della denatalità: numeri nazionali e contesto europeo
In tutta Europa il tasso di fecondità è inferiore a 2 figli per donna, soglia necessaria per garantire il ricambio generazionale; il caso della Francia (1,84 nel 2021 grazie a forti incentivi) resta un’eccezione che ben evidenzia quanto, anche lì, siamo lontani dalla soglia riproduttiva.
Negli Stati Uniti il tasso si attesta attorno a 1,7, mentre in Africa rimane superiore a 4, ma in calo rispetto al passato.
Abruzzo: un nuovo record negativo
Nel 2023 in Abruzzo sono nati 7.578 bambini, con un calo di 445 unità rispetto al 2022. Rispetto al 2000 (all’epoca circa 11.000 nascite annue), la regione ha perso più di un terzo delle nascite.  
Il tasso di natalità regionale è sceso a 6,0 per mille abitanti, rispetto al 6,3 per mille registrato nel 2022, e si mantiene sotto la media nazionale (circa 6,4 per mille)  .
Il numero medio di figli per donna in Abruzzo è di appena 1,13, contro una media nazionale già bassa (circa 1,2)  .
Cause: non solo economiche, ma culturali e valoriali
Certamente il tema dei costi è centrale: il “fare famiglia” oggi implica scelte consapevoli e complesse, in cui entrano in gioco costi abitativi, cura, educazione, servizi, ma anche carriera, aspirazioni individuali, tempi di vita. C’è inoltre una trasformazione culturale profonda: molti giovani aspirano a stili di vita che privilegiano consumi, esperienze, realizzazione personale.
Un figlio – o più di uno – oggi viene pensato come un investimento emotivo e materiale elevato, che alcuni preferiscono limitare a uno.
Si tratta anche di un modello di famiglia «napodale» (narcisistico), dove il figlio è visto a tratti come centro delle attenzioni e dell’autorealizzazione genitoriale. Questo può sfociare in eccessive aspettative, difficoltà ad affrontare il fallimento, incapacità di vedere oltre il proprio nucleo familiare. C’è infine una questione più profonda, di fiducia nel futuro: insicurezza economica, precarietà, ritardi nell’autonomia abitativa e professionale, inquinano la volontà di pianificare una famiglia.
La famiglia come nucleo di affetti, oggi come sempre
La famiglia non è un retaggio o una costrizione, ma il primo e fondamentale luogo dell’educazione, dell’affetto, della cura reciproca.
Va valorizzata non per ritornare a modelli del passato, ma per aiutarla ad affrontare le sfide del presente: educare i genitori a ruoli più equilibrati, sostenere servizi come nidi, asili, mense scolastiche e aziendali, ma anche investire in cultura, nel dibattito pubblico, in scuole di qualità con insegnanti ben formati e adeguatamente retribuiti.
Il crollo delle nascite in Abruzzo – e in tutta Italia – è un problema demografico, economico e, innanzitutto, culturale.
Investire nella famiglia significa investire nel futuro della nostra società. Serve una nuova alleanza tra istituzioni, scuole, terzo settore, associazioni culturali e famiglie stesse che riporti fiducia nelle scelte di vita e nell’idea di un domani condiviso. Delegata nazionale conferenza donne democratiche.