Nessuna donna eletta sindaco. Nessuna donna guiderà una delle grandi città in Italia e pochissime lo faranno nei comuni più piccoli. Ancora meno le donne che corrono da sindaco al secondo turno. E’, questo, un dato preoccupante su cui urge una riflessione corale.
Non è soltanto colpa degli elettori che non scelgono le donne candidate.
E’ colpa dei partiti che continuano a candidare uomini lì dove intravedono la valida chance di una vittoria e così le donne restano fuori. Perchè le donne vengono date perdenti in partenza? Perchè si candidano quando devono essere candidature di facciata, simboliche, senza alcuna speranza di vincere?
La caparbietà, le capacità, i valori delle donne e delle donne impegnate sul territorio valgono eccome una candidatura. Sempre. E non solo quando c’è da sfoggiare interesse alla uguaglianza di genere soltanto post-votum e spuntano le nomine di una donna ad eterna “vice” di un uomo.
Basta. Tutto questo sta diventando non solo ridicolo ma offensivo.
E se le donne restano fuori dalle Amministrazioni in Italia, l’Italia resta fuori dal resto dei paesi democratici sviluppati dove molte donne amministrano grandi e piccole città e guidano governi. E lo fanno molto molto spesso meglio degli uomini.
Basta svilire le ambizioni e le capacità femminili.
Basta impedire di costruire una classe di amministratici capaci sufficientemente numerosa, diversificata.
Basta con la parità post-votum, con nomine di facciata.
Dobbiamo organizzarci, prepararci, lottare per un diritto: il diritto di noi donne a partecipare alla costruzione e all’amministrazione del bene comune, con il nostro straordinario curriculum vitae fatto di visione, capacità, competenza e professionalità.
Le ultime elezioni ci hanno confermato che c’è tanto da fare. Iniziamo oggi.